Efficacia e possibili effetti collaterali della combinazione FOLFOXIRI e bevacizumab. L’età conta?

Abbiamo recentemente pubblicato un’analisi aggregata (Antoniotti et al, Eur J Cancer. 2022) di due grandi studi italiani (TRIBE e TRIBE2), che il nostro gruppo di ricerca ha coordinato negli ultimi anni. Entrambi gli studi hanno reclutato pazienti con diagnosi di carcinoma del colon-retto metastatico e hanno dimostrato che la combinazione di FOLFOXIRI – uno schema comprendente 3 chemioterapici – e bevacizumab – un farmaco biologico che blocca la crescita dei vasi sanguigni che nutrono il tumore – è superiore nel ritardare l’evoluzione della malattia, rispetto a un trattamento comprendente 2 chemioterapici (FOLFOX o FOLFIRI) e bevacizumab.

In questa analisi combinata dei due studi, ci siamo soffermati in particolare sui pazienti più giovani, di età inferiore a 50 anni, che pur rappresentando una minoranza nella nostra casistica (194 dei 1187 pazienti reclutati negli studi TRIBE e TRIBE2, ovvero il 16%), rappresentano una popolazione in costante crescita negli ultimi anni secondo le più recenti indagini epidemiologiche. La crescente attenzione rivolta ai pazienti under 50 con diagnosi di tumore del colon-retto metastatico è giustificata anche dal fatto che esistono dati discordanti sulla presunta maggiore aggressività biologica delle neoplasie che colpiscono i pazienti “giovani”, che potrebbe quindi suggerire la necessità di proporre trattamenti medici più intensivi.

Nello specifico, abbiamo provato a rispondere ad un quesito aperto. Ci siamo quindi chiesti in questa speciale popolazione di “giovani” pazienti, con età inferiore a 50 anni, quale fosse il bilancio fra rischio di effetti avversi e beneficio clinico di un regime terapeutico comunemente utilizzato nella pratica clinica, rappresentato dalla combinazione di FOLFOXIRI e bevacizumab.

Dalla nostra analisi è emerso che, a prescindere dall’età, l’intensificazione del trattamento con lo schema FOLFOXIRI più bevacizumab è più efficace di una strategia che prevede due chemioterapici (FOLFOX o FOLFIRI) in combinazione a bevacizumab, pur pagando un prezzo in termini di tossicità. Un’ulteriore informazione importante che abbiamo dedotto dall’analisi è che i pazienti “giovani” hanno una diversa tolleranza ai trattamenti oncologici, rispetto alla controparte dei pazienti over 50. Nello specifico, i pazienti “giovani” che ricevono FOLFOXIRI e bevacizumab sono esposti a un rischio più elevato di nausea e vomito e a un rischio più basso di stanchezza, diarrea e riduzione della conta dei neutrofili – una sottopopolazione di globuli bianchi – indotti dalla chemioterapia.

Dalle analisi molecolari di nuova generazione da noi condotte sui campioni tumorali raccolti, abbiamo inoltre scoperto che i tumori dei pazienti “giovani” presentano un maggiore frequenza di mutazioni a carico di due geni – FBXW7 e POLE. Al momento questo risultato è puramente descrittivo, ma contribuisce ad approfondire le nostre conoscenze riguardo la diversa biologia dei tumori dei pazienti under 50.

Questi risultati ci incoraggiano a proporre il trattamento FOLFOXIRI e bevacizumab nella popolazione dei pazienti “giovani” come opzione terapeutica efficace e sicura, con una particolare attenzione alla prevenzione e alla tempestiva gestione di possibili effetti collaterali.