Come personalizzare l’intensità della chemioterapia: l’impatto di età e genere

Nel trattamento dei pazienti affetti da tumore del colon-retto metastatico, con età compresa tra i 18 e i 75 anni, e condizioni cliniche adeguate, un approccio terapeutico da considerare in prima istanza è l’associazione di una chemioterapica costituita da tre farmaci (schema terapeutico noto come FOLFOXIRI) con il farmaco biologico bevacizumab, che agisce ostacolando la crescita dei vasi sanguigni tumorali.

L’utilizzo nella pratica clinica di FOLFOXIRI/bevacizumab come trattamento di I linea nel tumore colorettale metastatico deriva dai dati di diversi studi clinici, nei quali tale trattamento è stato confrontato con lo schema meno intensivo delle doppiette chemioterapiche (FOLFIRI e FOLFIRI) più bevacizumab. Questi risultati hanno dimostrato che i pazienti che ricevono FOLFOXIRI/bevacizumab raggiungono sopravvivenze più lunghe rispetto ai pazienti trattati con doppiette e bevacizumab.

Mettendo insieme i dati di due studi clinici nazionali (studi TRIBE e TRIBE2) che hanno studiato l’uso di tripletta e doppiette con bevacizumab, ci siamo chiesti se l’età (pazienti giovani vs pazienti con età superiore a 70 anni) o il genere (uomini vs donne) possano influenzare l’efficacia terapeutica e l’insorgenza di eventi avversi legate ai trattamenti di prima linea  (FOLFOXIRI/bevacizumab o doppietta/bevacizumab) nel tumore del colon-retto metastatico.

Complessivamente i nostri risultati confermano che il trattamento di I linea con FOLFOXIRI/ bevacizumab è più efficace indipendentemente dall’età e dal sesso, al prezzo di una maggiore incidenza di effetti collaterali.

In generale, tassi più elevati di eventi avversi legati ai trattamenti (tripletta o doppietta) si verificano tra gli anziani (70-75 anni) e tra le donne. Nei primi neutropenia febbrile (ovvero infezioni dovute all’abbassamento delle difese immunitarie) e diarrea assumono particolare rilievo; nelle seconde si riportano percentuali elevate di nausea e vomito.

Questi risultati sono meritevoli di attenzione perché possono influenzare la comune pratica clinica, suggerendo all’oncologo di modulare le dosi dei chemioterapici e/o le terapie di supporto, quando decide di trattare questi sottogruppi di pazienti (donne e anziani) con FOLFOXIRI/bevacizumab.

In particolare, nel sottogruppo con età compresa tra 70-75 anni, è consigliabile modulare le dosi iniziali di chemioterapia per ridurre il rischio di diarrea, o intraprendere un trattamento di supporto specifico per la conta dei globuli bianchi al fine di ridurre il rischio di neutropenia febbrile. Allo stesso modo, nelle donne andrà preso in considerazione di potenziare le strategie di prevenzione di nausea e vomito.