Nonostante sia fondamentale la corretta scelta della prima linea di trattamento da proporre ai pazienti con tumore del colon-retto metastatico, oggi, grazie alle nuove opzioni terapeutiche introdotte nella pratica clinica, per una notevole fetta di pazienti esistono opzioni di cura successive alle prime linee di terapia che hanno importante impatto sulla loro sopravvivenza.
Abbiamo recentemente pubblicato uno studio riguardante le linee di trattamento successive alla seconda linea di terapia in pazienti con carcinoma del colon-retto metastatico arruolati negli studi TRIBE e TRIBE2. L’analisi riveste un ruolo di spicco nel panorama delle linee successive, descrivendo come è cambiata la continuità di cura in pazienti con carcinoma colo-rettale metastatico dall’introduzione nella pratica clinica dei nuovi farmaci come regorafenib e lonsurf. Inoltre, prima di questa pubblicazione, non esistevano dati su come le alterazioni molecolari ritrovate nel genoma delle cellule neoplastiche (geni RAS/BRAF non mutati, RAS mutato, BRAF mutato) incidessero sull’efficacia delle scelte terapeutiche.
I risultati della nostra indagine hanno mostrato che l’efficacia dei trattamenti è maggiore nelle prime due linee, rispetto alle successive. Inoltre, i pazienti con tumori con alterazioni nei geni RAS o BRAF (RAS/BRAF mutati) ricevono con minore probabilità una linea di trattamento dopo la seconda (66%), mentre questa percentuale è più alta (75%) nei pazienti con tumori RAS/BRAF non mutati. In quest’ultimi, una terapia con anti-EGFR è somministrata in due casi su tre e determina un vantaggio netto sul controllo di malattia rispetto alle alternative terapeutiche disponibili.
Nei pazienti RAS/BRAF mutati, nonostante la disponibilità dei nuovi farmaci regorafenib e lonsurf, recentemente rimborsati dal nostro sistema sanitario nazionale, riproporre trattamenti a base di farmaci chemioterapici convenzionali permette comunque un controllo sulla malattia paragonabile a quello di regorafenib e lonsurf.
I risultati prodotti dal nostro studio hanno quindi permesso di identificare i pazienti che hanno minor possibilità di raggiungere una terza linea di trattamento, per i quali, di conseguenza, è importante intensificare la terapia nelle prime due linee per trarne il maggior beneficio.